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Irving Penn - Optician's Window (1939) - Pinterest |
Come
vi dicevo (qui), un (mini) trend che mi sta facendo impazzire e che - ahimè - prevedo
spopolerà a cominciare dalle prossime sfilate è quello dell’occhio.
Sarà
per la sua valenza esoterica e per i suoi rimandi surrealisti - vedi Dalì e la
scenografia per Spellbound (Io Ti Salverò) di Hitchcock -, ma ne
subisco il fascino da sempre.
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Spellbound (Io Ti Salverò) - Alfred Hitchcock - 1945 - scenografia sogno di Salvador Dalì - Pinterest |
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Claude Cahun e Marcel Moore - Aveux Non Avenus III (1929-30) - Pinterest |
Per cui grande giubilo e illuminazione divina alla
vista della collezione autunno-inverno di Kenzo,
griffe che si è gettata a capofitto e senza alcuna discrezione sull’argomento, colonizzando
con palpebre e pupille tutto il colonizzabile.
Come
nelle migliori tradizioni, l’ispirazione proviene da un recente viaggio in
Asia.
Infatti, l’occhio di Huberto Leon
e Carol Lim è quello di Buddha che
tutto vede e tutto protegge. Di questi tempi un ottimo motivo per diventarne
seguaci. Anche se la raffica di occhietti che si aprono su felpe e blouson neri
mi fa più che altro pensare al momento in cui si spegne la luce nei
cartoon dell’ispettore Clouseau e della Pantera Rosa.
Comunque,
se la mania oculistica vi sta contagiando (in realtà le prime avvisaglie si sono avute già da qualche stagione), le variazioni sul tema della maison Kenzo sono infinite: dalla felpa alle
scarpe, dalle camicie alle borse, dai cappotti ai pantaloni, praticamente non
esiste parte del corpo che non possa ospitare un occhio, come sottolinea una
delle deliziose immagini della campagna pubblicitaria firmata ToiletPaper (la più bella dell'inverno).
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Kenzo - campagna pubblicitaria autunno-inverno 2013-14 by ToiletPaper - Pinterest |
Al
di là di Kenzo - ché non si può
costruire un trend seppur mini su una sola griffe -, segnaliamo l’occhio
animalesco e luminescente di Felipe
Oliveira Baptista,
quelli graziosi e con tante ciglia di au jour le jour (pre-fall 2013),
quello Kenzo style di Edeline Lee,
quello gioiello di Delfina Delettrez, quello pop della
pochette di Lulu Guinness, quello giocoso della book clutch di Benedetta Bruzziches (p-e 2013)
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In alto, pochette Lulu Guinness; a sinistra, book clutch Benedetta Bruzziches; a destra, mono orecchino Delfina Delttrez. |
e
soprattutto la versione high society di Raf
Simons per Christian Dior.
In
questo caso si tratta addirittura dei disegni giovanili di Andy Warhol, l’occhio è un particolare, ma sta di fatto che spunta
nei posti più impensati e non si può non tenerne conto.
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