Come
arrivare trafelati al Super pensando
di aver perso una delle presentazioni a cui più tenevo e scoprire
che a volte
un’entità superiore esiste.
Ma
facciamo un passo indietro.
Dire
quando ho iniziato a captare le creazioni di Caterina Gatta è difficile.
Nel
mare magnum di immagini che ci bombarda quotidianamente a un certo punto mi
sono accorta che l’occhio cadeva sempre su fantasie dotate di un’eleganza
strana, d’altri tempi. Stoffe del passato esplose improvvisamente da qualche
archivio e materializzate in silhouette contemporanee con un’allure
indefinibile, da corto circuito cronologico.
Sarà
che sono ossessionata dalle stampe, sarà che nei miei ricordi di bambina c’è
mia madre che acquista scampoli di Lancetti o di Etro, sarà che uno dei più bei
look di AdR è merito di Caterina o
che nelle ricerche per il Bruzzi-post salta fuori una collaborazione Gatta-Bruzziches, sta di fatto che ho
cominciato a vedere Caterina Gatta
ovunque.
E
questo è il risultato.
In the daily flood of images, at a certain point
I’ve noticed some prints characterized by a strange elegance of a different
time; fabrics which seem suddenly blown up from the past and materialized in
contemporary silhouettes with an indefinable mood.
Maybe it’s because I’m obsessed with the prints,
maybe it’s because in my child memories there is my mother who bought remnants
by Lancetti or Etro, maybe it’s because one of the most beautiful AdR’s outfits
has a link with Caterina or it’s because during the researches for this post a
collaboration between Caterina Gatta
and Benedetta Bruzziches is cropped up. Anyway I’ve started seeing Caterina Gatta everywhere.
And this is the result.
Dopo
una laurea in Scienze della Moda alla
Sapienza, un corso in Fashion Styling
alla Central Saint Martins e varie esperienze lavorative tra set fotografici,
gallerie vintage e promozione di giovani brand, Caterina si butta nella mischia. È il 2008 e fonda la sua griffe,
approdando con la prima collezione del 2009 al Vogue Talents Corner di Palazzo Morando.
L’esecuzione
è affascinante, la ratio geniale: dare nuova vita a meravigliosi tessuti
d’antan attraverso il proprio universo stilistico.
After a degree in Fashion Sciences at La Sapienza, a course in Fashion Styling at Central Saint Martins and various work
experiences, Caterina enters the fray. In 2008 she established her brand,
presenting her first collection in 2009 at Vogue
Talents Corner.
The execution is fascinating, the concept
brilliant: to give new life to gorgeous fabrics d’antan through her own
stylistic world.
Alla
base c’è la passione per coloro che hanno fatto la storia della moda e per i
“vecchi” pattern.
Le
epoche sono le più disparate, i nomi anche: Gianni Versace, Yves Saint
Laurent, Fausto Sarli, Pierre Cardin, Givenchy, Valentino e
via così all’infinito, in un’opera che somiglia un po’ a un atto d’amore e che
per il prossimo autunno-inverno assume le sembianze di Frida Kahlo.
At the base there is the passion for those who
made history of fashion and for the “old” patterns.
The periods and the names are the most assorted: Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Fausto
Sarli, Pierre Cardin, Givenchy, Valentino and so on, refreshed by a work which looks like an act of
love and for the next fall-winter is inspired by Frida Kahlo.
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Frida Kahlo - 1937 - ph. Nickolas Muray - Pinterest |
Lo
stile sui generis della pittrice ha ispirato un intreccio particolarissimo di
folk, vintage e couture, che ruota attorno a mirabolanti stoffe anni Ottanta e
Novanta.
Tra silhouette lineari, fitti giochi di pieghe e imbottiture
strategiche si snodano fiori, volute barocche, effetti laminati e astrattismi
che portano impressa la firma di Irene
Galitzine e Mila Schön, Pino Lancetti e Jean-Louis Scherrer, Raffaella
Curiel e Renato Balestra.
The result is a mix
of folk, vintage and couture, which revolves around some astonishing Eighties
and Nineties fabrics: flowers, baroque spirals, laminate and abstract effects
by Irene Galitzine and Mila Schön, Pino Lancetti and Jean-Louis
Scherrer, Raffaella Curiel and Renato Balestra.
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Raffaella Curiel vintage fabric |
Ma
soprattutto di Gianni Versace, a cui
si deve la rarissima stampa lucha libre,
così bella da provocare un tuffo al
cuore alla vista della giacca-kimono con le maschere dei wrestler messicani.
But above all by Gianni Versace, author of the rare print lucha libre with the
masks of the Mexican wrestlers which has almost caused me a faintness.
Una
sensazione ancora più intensa ma simile a quella provata osservando il
lussureggiante trionfo floreale di abitini, kimono e mini dell’attuale p-e,
nata sempre sotto il segno della Medusa.
A sensation like that one experienced watching the
lush flower triumph over dresses, kimonos and miniskirts of the current spring-summer,
always characterized by the Versace
fabrics.
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Maxime Van Der Hejden fotografata da Paolo Santambrogio - styling Alessandro Buzzi - |
I
colori sono più tenui, le forme più morbide e svolazzanti ma il concetto non
cambia: il tratto inconfondibile di Caterina
Gatta tiene a bada una vertigine di tessuti tornati dai meandri del tempo
in una reincarnazione dello stile che Hitchcock avrebbe gradito.
Il
dolce piacere di una madeleine proustiana con l’aggiunta del brivido
dell’imprevisto.
The colors are subtler the shapes softer but the
concept doesn’t change: the unique style of Caterina Gatta plays with a vertigo of fabrics turned back from the
past like a fashion reincarnation that Hitchcock would have liked.
A Proustian Madeleine with the addition of the
thrill of unexpected.
Etichette: Caterina Gatta, Fall-Winter 2013-14, Milan Fashion Week, Mode, Nuove Griffe, Sfilate