Anna Piaggi 1931-2012


Martedì 7 agosto 2012 Anna Piaggi è morta.

Ci sono persone talmente a sé stanti che non riesci a concepirle assoggettate a leggi di natura.
Anna Piaggi era una di queste; accostare il suo nome alla morte ha dell’assurdo, così come vederla comparire in giro o alle fashion week provocava un effetto di straniamento assoluto. Ma anche in ambienti dove si è abituati a tutto e l’eccentricità diventa una sorta di salvacondotto, lei era un’altra cosa.

Come dire, “Non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato e non è nemmeno lo stesso sport”. Perché le sue mise stratificate e folli - in cui pezzi da sfilata assumevano sembianze nuove e provocatorie abbinati a cimeli primo Novecento, a copricapo di Stephen Jones e Philip Treacy o a gilet del McDonald’s - avevano a che fare con la moda ma andavano al di là di essa.


Tuesday 7 august 2012 Anna Piaggi died.

There are so unique people that seem free from the laws of nature.
Anna Piaggi was one of these people; it’s incredible to think that she died. As it was incredible - but in different ways - to see her at fashion weeks.

Her stratified and crazy outfits - items of the fashion shows mixed and matched in a provocative way with Belle Époque relics, hats by Stephen Jones and Philip Treacy or McDonald’s waistcoats - transcended fashion.


Anna Piaggi - David Bailey for Another Magazine - Dress by Jean-Charles de Castelbajac,
cape by Angela and Giovanni Grimoldi, hat by Stephen Jones 

Anna Piaggi - Marco Glaviano (2010)


Non era solo una questione di tendenze; era un flusso interiore che prendeva spunto dalla passerella per partire alla volta di rotte imprevedibili, era un susseguirsi ironico di associazioni d’idee, di citazioni culturali, di enigmi sul filo dell’irrazionale; era teatro, body art, linguaggio, era tensione estetizzante del momento contemporaneo, era la quintessenza della moda.


It wasn’t a trend matter; in Anna Piaggi there was a stream of consciousness that took one’s cue from catwalks to be on a course for unpredictable destinations. There was an ironic sequence of associations of ideas, of cultural quotes, of irrational enigmas. Anna Piaggi meant theatre, body art, Anna Piaggi was the quintessence of fashion.   

Anna Piaggi - Bill Cunningham

In lei il tempo si annullava e secoli di storia, di arte, di stile, d’immaginazione si confondevano in un’unica spirale cosmica, un unico, immenso torrente di ispirazioni e concetti. Così i Pearlies convivevano con Josephine Baker, Holbein con Marlene Dietrich, la cappa Union Jack di Ozbek con stivali zebrati mentre il cappotto Gazette di Galliano non poteva che unirsi al gilet libreria di Fornasetti, in un gioco di rimandi infinito, oltre tutte le convenzioni.


Centuries of history, art, style and imagination mingle becoming a huge spiral of inspirations and ideas. So Pearlies coexisted with Josephine Baker, Holbein with Marlene Dietrich, the Union Jack cape by Ozbek with zebra-striped boots, the Gazette coat by Galliano with the bookcase-waistcoat by Fornasetti: a continuous cross-reference beyond conventions.

Anna Piaggi - David Bailey for Another Magazine - SS 03
Anna Piaggi - David Bailey for Another Magazine - SS 03

Nata a Milano nel 1931, nei primi anni Cinquanta aveva cominciato con lavori da telefonista, da traduttrice di libri gialli per la Mondadori e - stupefacente a dirsi - con un classico guardaroba fatto di gonne e camicette.

Alla fine del decennio il salto della barricata e il principio dell’avventura nel giornalismo di moda, un mondo ancora da delineare nel panorama italiano. Prima da Grazia e Annabella, poi fashion editor di Arianna, per arrivare nel 1968 a Vogue; la casa definitiva che dal 1988 ospiterà le sue imperdibili Doppie Pagine, successivamente raccolte nel libro celebrativo Fashion Algebra (1999).


Born in Milan in 1931, in 50’s she worked as telephone operator and translator for Mondadori and she wore skirts with classical blouses.

In the late 50’s she began her adventure as fashion journalist before at Grazia and Annabella, then at Arianna and, since 1968, at Vogue Italia; where - since 1988 - appeared her unmissable Doppie Pagine, afterwards collected in the celebratory book Fashion Algebra (1999).

Anna Piaggi and Manolo Blahnik (1973)

Il matrimonio trentennale col fotografo Alfa Castaldi (morto nel 1995) - incontrato nel circolo di intellettuali del bar Jamaica - costituirà il primo e più rilevante dei suoi sodalizi creativi e culturali; tra essi, fondamentali quelli con lo storico della moda Vern Lambert, col disegnatore Antonio Lopez (con cui darà vita alla rivista d’avanguardia Vanity, 1981/1984) e con Karl Lagerfeld, autore del volume Anna-chronique (1986), omaggio illustrato alla sua musa inimitabile.


The thirty-year marriage with photographer Alfa Castaldi (dead in 1995) was the first and the most significant of her creative and cultural partnerships; among these, the most important were those with the fashion historian Vern Lambert, the illustrator Antonio Lopez and with Karl Lagerfeld, author of Anna-chronique (1986), an illustrate tribute to his inimitable muse.

Anna Piaggi and Karl Lagerfeld
Anna Piaggi and Karl Lagerfeld

Precorritrice del fenomeno vintage, fu collezionista inarrestabile di capi unici e meravigliosi: dai pezzi di antiquariato no brand scovati nei mercatini fino a quelli importantissimi di Poiret e Chanel, Schiaparelli e Galliano, Gaultier e Castelbajac, Westwood e Roberta di Camerino, a radunare il meglio dell’intero arco costituzionale della moda; 2865 abiti e 265 paia di scarpe secondo la stima per difetto della mostra Anna Piaggi Fashion-ology, dedicatale dal Victoria and Albert Museum nel 2006.



Anna Piaggi was an unstoppable collector of antiques and important items by Poiret and Chanel, Schiaparelli and Galliano, Gaultier and Castelbajac, Westwood and Roberta di Camerino among others; 2865 dresses and 265 pairs of shoes according to the valuation of Anna Piaggi Fashion-ology exhibition of Victoria and Albert Museum (2006).


Anna Piaggi and Vivienne Westwood at Victoria and Albert Museum (2006)

Ci mancheranno il suo ciuffo ceruleo sull’occhio e la bocca vermiglia a cuore. Nella notevole intervista di Antonello Aglioti (avvistata durante una delle mie frequenti visite a The Fashion Commentator) appare in abbigliamento da nurse completo di cappellino bianco e mascherina in pizzo di Vuitton; voce placida, modi educati, racconto colto e interessante, divertito e surreale. La ricorderemo così, mentre si muove nel tranquillo nonsense instauratosi tra lei e la sua bella casa borghese affastellata di roba; la stessa in cui il sonno ha deciso di portarla via con sé.


We’ll miss her cerulean wisp and the vermilion mouth. In the interview by Antonello Aglioti (here) she appears as a nurse with a white hat and a surgical mask made of Vuitton lace. She was placid, well-mannered, cultured, amused and surreal. We’ll remember her while she moved along the quiet nonsense of her beautiful, bourgeois house; the same house where the sleep took away her. 

Anna Piaggi - David Bailey for Another Magazine



Anna inventa la moda. Nel vestirsi fa automaticamente quello che noi faremo domani.
Karl Lagerfeld


Anna è l’unica italiana che valga la pena fotografare.

Bill Cunningham




Immagini: Tumblr e Pinterest

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