PARIS FASHION WEEK – Spring-Summer 2012

Parigi: ultimo atto della p-e 2012.
Si conclude la nostra rassegna con la più cosmopolita tra le capitali della moda, in un’atmosfera generale all’insegna di un mix très chic di delicatezza, grazia e - forse - innocenza.





DRIES VAN NOTEN

Città e natura da Dries Van Noten ma non si tratta di contrapposizione tra perfezione primigenia e avidità umana (come da Mary Katrantzou), bensì tra mondi silenziosi e magici, partecipi d’una medesima dimensione poetica, che non prevede alcun giudizio qualitativo.
Un contrasto - non l’unico - espresso anche secondo canoni artistici antitetici: da un lato le immagini notturne di panorami urbani del fotografo inglese James Reeve (concorrente al Festival di Hyères 2010, presieduto da Van Noten),


dall’altro le incisioni seicentesche di scene campestri,


convertite in splendide stampe, dilaganti - con l’interruzione di soluzioni più neutre e color block - dall’inizio alla fine di una collezione creativa e bellissima, in cui dominano abiti e spolverini nonché pantaloni, giacche (con o senza maniche), blouson, gonne e camicie maschili dai piccoli colletti allacciati fino all’ultimo bottone.



Dalle acqueforti barocche - che declinano in modo differente il contrasto bianco-nero (di recente si è visto qualcosa del genere nella p-e 2011 di Carven) -


si passa attraverso il mix & match a foreste tropicali,


stampe botaniche


e paesaggi marini,


illuminati da luce diurna, fino alle insegne e ai puntini  luminosi (talvolta sostituiti da pietre colorate) delle miriadi di case perse nel vuoto totale della notte.


Fantasie inaspettate, nuove e forti, adottate per contrastare con incisività e contemporaneità forme semplici e lineari all’apparenza, mosse invece da volant (elegantissimi e inconsueti quelli effetto baschina sui pantaloni),


arricciature o drappeggi a riecheggiare la couture anni Cinquanta di Cristobal Balenciaga:


questo infatti è il vero motivo ispiratore della collezione, frutto di una visita alla mostra Balenciaga and Spain al de Young Museum di San Francisco, trasfusa dallo stilista in una sfilata che riesce a omaggiare con originalità e senza didascalismi - anche con boleri da torero, pizzi e silhouette da flamenco - uno dei padri nobili della moda e la sua ispanicità.








CHANEL


Al Grand Palais, tramutato in un accecante fondale di sabbia candida che tutto ricopre - anche ippocampi, meduse e coralli di dimensioni gigantesche -, va in scena la lunga e incredibile sfilata concepita dal genio senza età di Karl Lagerfeld; stufo - almeno per questa stagione - di catene e dorature (talmente identificabili con Chanel da essere diventate una sorta di luogo comune della moda) ma entusiasta sostenitore della perla, caposaldo del vocabolario stilistico della maison e vera e propria icona irrinunciabile di Mademoiselle.
Chiunque al suo posto - specie con un archivio a disposizione come quello di Rue Cambon - si sarebbe limitato a considerare la perla solo nel suo valore decorativo, ma la parola chiunque non ha dignità di transito nei meandri psichici di Kaiser Karl. E allora una perla trascina con sé l’incantato mondo sommerso da cui proviene e le creature di rara contemporaneità estetica e perfezione geometrica che lo popolano; una geometria così perfetta nella sua assurda naturalezza da aver probabilmente originato l’irruzione nonsense di rette nere e misteriose su pull e tailleur


e di complesse strutture grafiche di organza.


Ma anche tralasciando analogie così sofisticate, è affascinante osservare il modo sfaccettato e senza leziosità con cui il tema della perla e delle profondità acquatiche viene insinuato nel lessico dalla doppia C, che si tratti di giacche in tweed, pieghe piatte, colletti immacolati o fiocchi.
Ciò vale per le tonalità - bianco schiuma, nero abisso e nuance iridescenti delle conchiglie -,


per le perle - che compaiono in versione bottone, effetto piercing, tra i capelli, imprigionate nelle reti da pescatore o come “essenziali” cinture prive persino del mitico logo -,


per le silhouette scultoree a mezza strada tra rotondità da gasteropodi e sbuffi settecenteschi


e, ancor più, per il tripudio di ruche, balze froissé, paillette, tessuti luminescenti e stupende lavorazioni a ciuffi, a petalo o a squame per evocare onde, coralli, alghe, attinie, pesci e concrezioni marine.


Tutto declinato in tailleur e abiti molto corti o al ginocchio (solo sei le concessioni al lungo),


tra cui di tanto in tanto s’intravedono short, spolverini, giacche con code, pantaloni slim e costumi da bagno,


indossati con disinvolta freschezza da modelle calzanti sandali e stivaletti rasoterra, un po’ peplum e un po’ space,


sulle note di un’ipnotica colonna sonora conclusa dall’esibizione di Florence Welch in What the Water Gave Me.


In mezzo c’è anche il tempo per sperimentare materiali tecnologici innovativi non ancora ben identificati e di fare bella mostra di borse oceaniche, geometriche o a forma di pacchetto regalo, unica irriverente presenza di matelassé e catene.







VALENTINO


Graziosa e fragile come un dipinto preraffaellita, la donna di Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli aggiunge agli stilemi della maison Valentino - femminilità, classe estrema e virtuosismi da couture - un tratto distintivo ormai inconfondibile, sintetizzabile in una sorta di poetica delicatezza che nasce dall’alchemico contrasto tra un quid piacevolmente fané da un lato, quasi si fosse dinanzi al ritratto di qualche elegante fanciulla primo Novecento, e grande freschezza e contemporaneità dall’altro.


Ispirazione dichiarata è il Messico di Frida Kahlo


e Tina Modotti,


suggerito dalle acconciature,


dall’uso del pizzo


e da un’ampia presenza del lungo;


ma al di là di tutto prevale una generale atmosfera di giovinezza e romanticismo, con un’aria di leggiadria e comodità da dejeuner sur l’erbe, enfatizzata da sandali rasoterra ed espadrillas.


E sul genere tè nel giardino d’inverno si collocano i dettagli più belli: dalle fantasie floreali dipinte a mano


alle tonalità eteree o sorbetto,


dal pizzo chantilly - raffinato e senza malizie da boudoir anche quando è nero o non lascia spazio all’immaginazione -


ai ramage a punto pieno,


dagli splendidi fiori tridimensionali


alle maniche a sbuffo da reminescenze Belle Époque.


Molto chic anche i look in nappa sottile effetto carta,


gli abiti da sera argento,


i colletti abbottonati fino all’ultimo bottone (per i quali abbiamo ormai sviluppato una forma di feticismo),


le pochette e le borse in cui borchie micro e macro si abbinano a coccodrillo, pelle intrecciata e pizzo.









LOUIS VUITTON


Perfetta, da carillon extralusso, è la giostra con i cavallini a ospitare una deliziosa sequenza di creature fiabesche,


un po’ jeune fille en fleur un po’ fatine del macaron, inappuntabili con le loro tiare swarovski


e il tripudio - tra un bianco e un blu -


di colori incantevolmente zuccherosi (rosa confetto o salmone, giallo primula, verde acqua, pervinca e celeste).


Dopo le atmosfere cupe e perverse dell’autunno-inverno, Marc Jacobs inverte la rotta di Louis Vuitton, virando verso un paese dei balocchi forse non proprio rilassante - almeno a giudicare dalle musiche (dal tema di Suspiria dei Goblin a quello di The 7th Sign di Matt Fink) - ma comunque abitato da graziosissime demoiselle, provviste d’immancabile colletto: così, quello piccolo e arrotondato da camerierina sadomaso della stagione fredda si trasforma in un grande colletto da scolara in pizzo sangallo;


sangallo che, anche rivestito di tulle o mixato al principe di galles,


distingue una collezione femminile e attualissima


con concessioni a forme rétro tra Settecento e haute couture anni Cinquanta (quella di Balenciaga e Dior per intenderci), come nel caso delle gonne rigonfie e a cupola,


sormontate spesso da giacchini a scatola o sagomati, rifiniti con grandi bottoni bianchi.


Della serie classici riveduti e corretti sono invece il pull a losanghe (presenti anche in versione diamanté su due completi candidi)


diventato minituta in felpa con rombi in sangallo


e il chiodo ingentilito dal coccodrillo pastello, usato anche per dritti cappottini zippati.


Splendida poi tutta la parte caratterizzata da immensi fiori di plastica con cristalli swarovski


che prelude al delicato trionfo di piume del finale,


chiuso ancora una volta da Kate Moss.


Tra le borse - fiore all’occhiello della maison -, oltre alle rivisitazioni in voile di nylon e pellami vari di modelli storici come Lockit, Speedy e Monogram,


il vero coup de théâtre della sfilata è la minaudière Coquille d’Oeuf, realizzata a mano dall’ultimo artigiano parigino capace di eseguire la tecnica anni Venti che prevede l’assemblaggio di una miriade di frammenti di guscio d’uovo, in questo caso 12.500.








ALEXANDER MCQUEEN, JEAN PAUL GAULTIER, STELLA MCCARTNEY, YVES SAINT LAURENT, MIU MIU, LANVIN, GIAMBATTISTA VALLI, GIVENCHY, RUE DU MAIL


Ed ecco le altre sfilate parigine che ci hanno entusiasmato: Sarah Burton conferma il grandissimo talento e - pur restando nel solco immaginifico, provocatorio e virtuosistico di Alexander McQueen - si distingue per il forte approccio personale, delicato e femminile, esaltato da una collezione sulle profondità marine, in una visione tra Goya, Madame Grès e Gea, la madre terra della mitologia greca. Molto belli i bracciali da maharani.


Sempre spettacolare e divertente, la sfilata di Jean Paul Gaultier mixa all’intrattenimento - defilé old style con assenza di musica e modelle presentate a voce - una superba e ironica rivisitazione di tutti i classici del vulcanico couturier: dal gessato ai pantaloni morbidi e a vita alta, dalla camicia bianca al gilet, dal trench ai collant tattoo, fino alla marinière e al bustier.


Sportiva e sensuale ma nel suo caratteristico modo fresco e glam, Stella McCartney manda in passerella una collezione elegante, sofisticata e rilassata con microabiti body conscious, tute e completi pantalone in cui riescono a confluire armoniosamente onde décor tra surf e barocco, rete sportswear, paisley e geometriche fantasie cravatta.


La borghesia mantiene il suo fascino discreto grazie a Stefano Pilati, che rielabora lo stile Belle de Jour di Yves Saint Laurent


puntando su toni raffinatissimi - verde, pavone, cobalto e lavanda - e taglio impeccabile di cappe, gonne con orlo volant, intriganti bluse foulard che lasciano nuda la schiena e fluidi abiti da sera; c’è anche spazio per una parentesi bourgeois-bohemien con stampe orientaleggianti. Incredibili i mocassini con placca dorata e i fermagli a mezzaluna.


Un po’ bambola e un po’ bella olandesina, la ragazza Miu Miu veste deliziosi e corti vestitini in pizzo o con strani patchwork floreali o ancora con arricciature a punto smock, sovrastati da piccole cappe e soprabiti chiusi da fiocchi di velluto; ma - saranno i colori un po’ dark, saranno gli occhi cerchiati di rosso - è evidente che non si tratta di un’angelica scolaretta ma di una più inquietante fanciulla graziosamente goth.


La donna alata di un sogno è l’ispirazione di Alber Elbaz per Lanvin. E così nel passaggio dal mondo onirico a quello reale le ali si trasformano prima in spalline imbottite - più avveniristiche che 80’s - per completi da giorno slim e aperti da tagli alla Fontana, poi in bijou e infine nei leggiadri pepli plissé alla Madame Grès del finale.


Elegante e raffinata la sfilata di Giambattista Valli, in cui si respira sempre aria haute couture; le vacanze trascorse in Italia e India hanno ispirato una collezione luminosa con linee essenziali che racchiudono abbinamenti inediti di satin animalier, broccati un po’ 60’s, cristalli, pelliccia e piume. Ultraglam la sera, perfetta per le socialite amiche dello stilista.


Anche Riccardo Tisci per Givenchy sceglie il tema oceanico e i suoi misteriosi abitanti - sirene o squali -, ben nascosto però dal peculiare approccio nel segno del mix tra essenzialità supersexy, tagli couture e un certo gusto avantgarde che contraddistingue il designer; stupefacenti le costruzioni volant anche in pelle di pesce o ricoperte d’iridescenti paillette.


Chic ma facili, le proposte Rue du Mail di Martine Sitbon consistono in una sequenza di look ricercati, femminili e desiderabili: dalle bluse trasparenti con decori in tulle agli abiti in maglia, dai vestiti drappeggiati o plissé alle stampe tra l’ornitologico e l’onirico, per finire con un tocco orientale.




 

Immagini sfilate: vogue.it

Altre immagini: 1) James Reeve, Tumblr; 2) Rembrandt, incisione, 1643, Tumblr; 3) Karl Lagerfeld e Florence Welch, Tumblr; 4) Frida Kahlo, Tumblr; 5Tina Modotti by Edward Weston, 1921, Tumblr; 6) Louis Vuitton, s-s 2012, Tumblr; 7) Catherine Deneuve e Yves Saint Laurent durante le riprese di Belle de Jour, Tumblr


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