MILANO FASHION WEEK – Spring-Summer 2012

Passiamo adesso a Milano, che ha presentato tanti spunti degni di nota, distinguendosi per un mood complessivamente più solare, delicato e ottimista:






GUCCI


Intrisi di stile fino al midollo, anticonformisti e fascinosi, gli anni Venti sono tra le cose migliori che potevano capitare in termini di revival.
Dopo Il Grande Gatsby di Ralph Lauren e la versione grunge e plastificata di Marc Jacobs, arriva quella patinata, glamorous e ipercontemporanea di Gucci in bilico tra charleston e mannish style.
Silhouette verticali e dettagli metallici per una collezione che fa rivivere le atmosfere popolate da un milieu poliedrico di artisti e divine e che risente d’influssi molteplici ed eclettici: da Louise Brooks - flapper girl per antonomasia –


all’eccentrica Nancy Cunard, poetessa e musa - tra gli altri - di Man Ray,


dal Chrysler Building dell’architetto William Van Alen


all’imprescindibile Art Déco


per abiti e completi pantalone impeccabili nelle nette geometrie in bianco, nero, verde, oro e argento. Pezzi rétro, a volte difficili, che diventano cool nelle mani di Frida Giannini. Almeno così è per i pantaloni con pince e vita davvero alta che assumono un aspetto affusolato - restringendosi sul fondo chiuso da bottoni dorati -


oppure odalischeggianti;


perfetti nell’abbinamento con giacchini squadrati, talvolta un po’ marinareschi,


dominati da elementi metal e déco,


che ricorrono anche sugli splendidi vestiti da sera dritti e dalla vita allungata.
Gli abiti – inizialmente più “semplici” e caratterizzati da plissé, trasparenze, pochi orpelli e qualche stampa foulard –


raggiungono infatti il loro acme nella preziosa variante finale, fatta di incredibili ricami di canutiglie, richiamanti gli eleganti motivi grafici e le ardite architetture dell’epoca, e di tripudi di frange lunghe e corte,


queste ultime presenti praticamente in tutta la sfilata.


Bellissimi come sempre gli accessori con la catena ad accomunare borse grandi, rigide mini bag da sera e alcuni sandali open toe dal tacco scultura.




P.s. dal 26 settembre si possono finalmente ammirare i pezzi più rappresentativi e originali della maison; in occasione dei 90 anni dalla fondazione della griffe, infatti, è stato inaugurato nel Palazzo della Mercanzia di Firenze il Museo Gucci.








PRADA


“Donne e Motori”: questo il tema della sfilata di Prada. Si fosse trattato di un’altra passerella ci si sarebbe potuti anche aspettare look per ragazze spiaggiate sul cofano di una macchina, magari nell’atto di pubblicizzare un pistone; ma qui i picchi di testosterone che molti uomini raggiungono davanti ai loro feticci preferiti, specie se abbinati, sono destinati a inabissarsi. Perché Miuccia Prada - da par suo -, partendo da un’ispirazione passibile di maschilismo, è riuscita a pervenire a un risultato delicato, ironico, decisamente chic, che nulla ha a che vedere con la presunta suggestione iniziale.
Il tutto declinato poi con quel tocco d’inconfondibile contemporaneità e originalità che ti fa esclamare “Prada!” anche quando le coordinate stilistiche sono quelle rétro dell’America anni Cinquanta e Sessanta, evocata per la dolcezza e il bon ton che contagiano anche il sexy, secondo un’attitudine che, separata dal suo coté reazionario, ci appare solo sinonimo di sano ottimismo ed eleganza. E quindi le donne sono femminili - che indossino pizzo, plissé soleil (dilagante) applicato anche alla pelle,


colori pastello,


spolverini (onnipresenti),


top a fascia su gonne dritte con elastico al fondo e pencil skirt in pelle


o costumi-guêpière ornati di cristalli,


perfetti per le pin-up dell’epoca a bordo piscina,


assurdamente castigati per qualsiasi valletta scosciata di oggi - i motori, invece, sono quelli di Cadillac o Ford Thunderbird -


che compaiono così: dalla stampa automobilistica effetto comics in perfetto contrasto su gonne plissé, top, bluse, abiti,


borse


e sul retro di cappottini e blouson a scatola di seta pesante (che potrebbero essere quelli di un meccanico)


ai motivi di fiamme più consoni ad auto sportive o a qualche gruppo metal, presenti sull’orlo di deliziosi abiti di chiffon


e su talloni e cinturini di folli sandali platform o dai tacchi a chiodo, che non rinunciano ad applicazioni a forma di alettoni e fari.


A questo si aggiunga infine, a rimarcare un certo romanticismo di fondo, il tripudio di rose che imperversano ricamate su gonne e soprabiti


o sotto forma di bijou su orecchini, collier e cinture, che sembrano quasi usciti da un portagioie ottocentesco.


Da segnalare infine le splendide borse: pochette e bauletti sia semplici sia ornati di cristalli, sicuro must have della prossima stagione. 







JIL SANDER


Da Jil Sander si respira aria di purezza e linearità, di pace e ottimismo ma soprattutto di femminilità. 
Una passerella che rinfranca gli occhi e lo spirito con sottili rimandi allo chic anni Cinquanta e Sessanta (sarà l’effetto dei cappelli con veletta di Stephen Jones?),


delineato in modo più che contemporaneo, atemporale.
Sono varie le suggestioni rintracciabili ma il punto di partenza per Raf Simons* è la camicia bianca di cotone, semplice e universale, trasformata in modelli a mezza strada tra l’ospedaliero di lusso (vedi anche gli stivali stringati dallo stile ortopedico)


e il prototipo da atelier haute couture: è il caso degli affusolati tubini longuette


ma anche degli splendidi vestiti lunghi del finale, dedicato - come nei défilé di un tempo - alla sposa, finalmente originale nella sua essenzialità.


Tanto bianco quindi ma anche nero, verde, rosa ciclamino, turchese e azzurro monocromo e, soprattutto, tante fantasie come il paisley, i quadri Vichy e lo scozzese


per silhouette nette e leggiadre, con qualche accento neorétro, evidente nella lunga carrellata di abiti: dritti, tromp-l’oeil o con maniche raglan e fermagli di cristalli, dalle profonde scollature geometriche o con balze che non hanno nulla di frou-frou oppure completi del loro robe-manteau;


sulla stessa lunghezza d’onda gonne, short e pantaloni a sigaretta, tutti dalla vita rigorosamente alta.
Altro tema forte e caratterizzante, seppure incapsulato in soli tre look a centro sfilata, è l’omaggio a Picasso;


Simons ha trasposto in candidi pull di filo, che ne esaltano la forza, i segni inconfondibili di alcune ceramiche dell’artista spagnolo.


Molto belle le tracolle/pochette in vernice, pelle liscia o intrecciata effetto paglia di Vienna e i bauletti a scatola.



*possibile futuro direttore creativo di Yves Saint Laurent







MARNI


Sempre sulla scia della studiata semplicità si pone anche Marni, la griffe che ha fatto dell’impossibile sintesi tra cerebrale e naif il proprio marchio di fabbrica e che per questo risulta molto apprezzata, tra gli altri, dagli intellochic (appassionati di moda che riscattano i propri interesse frivoli con un solido bagaglio culturale).
Nel caso della prossima p-e di Consuelo Castiglioni è facile però profetizzare un apprezzamento unanime grazie a una collezione particolarmente fresca, riuscita ed elegante, che - avvalendosi di silhouette dritte e svasate, impeccabili e nitide nei loro tessuti spessi e lavorati - 


dà fondo a una sequenza di innumerevoli e differenti motivi ornamentali, tutti perfettamente concatenati e coerenti: dalle monocromie tra il pastello e il fluo


ai fiori ricoperti di fili metallici,


dalle righe crochet e sormontate da ricami di cristalli o terminanti con frange di perline


alle losanghe, dai fiori di resina


al binomio paillette e tessere di plastica trasparente,


fino ai decori più rétro come le margherite in versione ingenua o stilizzata,


i ramage intessuti nella rete,


le geometrie e le concentriche sequenze optical, notevoli nei look in pelle intarsiata.


Tranne qualche short, dominano abiti, gonne e cappottini, tutti accomunati da tagli strategici e dal gioco di lunghezze e sovrapposizioni svolto da pudiche sottogonne d’organza, per un risultato delicato e sofisticato al contempo.


Come sempre molto belle le pochette e le borse effetto revival con manici corti e chiusura a scatto, in pelle intrecciata o con gli stessi intarsi Op degli outfit o ancora bicolori e punzonate


come decollété, mary jane e sandali. A questo proposito da notare la strana accoppiata con gambaletti color carne tipo calza contenitiva; uno di quegli abbinamenti tanto cool sulla passerella quanto pericolosi nella realtà.






FENDI, FRANCESCO SCOGNAMIGLIO, ETRO, EMILIO PUCCI, ANTONIO MARRAS, BOTTEGA VENETA, AQUILANO. RIMONDI, MOSCHINO, DOLCE & GABBANA
E ora una sintesi delle tante sfilate interessanti andate in scena a Milano: sofisticata e chic, la donna concepita da Karl Lagerfeld per Fendi veste gonne pantalone, spolverini e abiti semplici solo all’apparenza grazie a quella ricercatezza nonchalante, tipica dei grandi couturier, che dispensa stratificazioni geometriche a evidenziare le spalle, colori tenui e un tripudio di righe da marinaio per capi raffinati e easy al tempo stesso; deliziosi i vestiti con la pettorina, notevoli le borse.


La perfezione barocca dell’Apollo e Dafne di Bernini


ha ispirato a Francesco Scognamiglio una collezione scultorea e opulenta - nei superbi innesti di volant e nella profusione di pizzo a richiamare i ricami marmorei del sommo artista - su una base assolutamente essenziale, che per contrasto conferisce ancora più sensualità al tutto; molto belli i collant con innesti di pizzo e borchie.


Da Etro si rinnovano i fasti dei favolosi anni Venti (uno dei trend di stagione); le silhouette sono scivolate - mosse da qualche piega piatta o drappeggio -,  gli abiti hanno vita allungata, scollo all’americana e frange, le forme sono lineari e contengono un trionfo di stampe divise tra grafismi geometrici e ramage optical o coloratissimi, intervallati da blocchi di nero in funzione equilibrante; molto bello l’immenso caftano finale.


Gli anni Settanta nella versione bohémien chic della Costa Azzurra e di Brigitte Bardot


sono il punto di partenza di Peter Dundas, che ha adoperato splendide stampe Pucci dell’epoca e delicato pizzo da lingerie per delineare una collezione gipsy e seducente, in cui maestria artigianale e sensualità si fondono perfettamente in una fascinosa sequenza di gonnellone gitane accoppiate a top corti, tute arabeggianti e abiti sottoveste da boudoir.


L’opera di Genet Le Serve,


incentrata sui rituali sadomaso di due cameriere che giocano a impersonare il ruolo della padrona, ha ispirato ad Antonio Marras una collezione fiume metà “borghese” - sete, fantasie floreali, costumi anni Cinquanta, plissé soleil e drappeggi – e metà “proletaria” con completi di cotonina in un tripudio di colori e fantasie rétro.


Da Bottega Veneta Tomas Maier parla il linguaggio di una femminilità multiforme applicando una sintesi di eccellenza artigianale e tecnologia; il risultato è una grande varietà di outfit - dagli chemisier e bustier per il giorno fino agli spumeggianti vestiti in chiffon per la sera - caratterizzati da tonalità splendide, tessuti preziosi ma anche materiali techno come il PVC degli abiti cartamodello e le tessere effetto mosaico.


Volute e ghirigori neobarocchi (anche con ricami di cristalli e perline) sono il tratto distintivo della p-e di Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, che optano per colori tenui intervallati da qualche nero e per tessuti come chiffon, damasco e organza che esaltano silhouette leggiadre o dritte e accostate con corpetti-armatura o ancora a pouf e a uovo, gonfie e scultoree.


Spumeggiante e un po’ pazza come sempre la sfilata di Rossella Jardini per Moschino, che questa volta s’immerge a modo suo nella Spagna di toreri,


Carmen e ballerine di flamenco, nel Messico di Frida Kahlo (vedi le acconciature)


e nel vicino Texas delle cowgirl finali; tanti boleri e pantaloni skinny, tanti abiti con volant, tanti ricami e pizzi per una donna divertente e femminile, che all’occorrenza sa essere anche sexy e chic.


Gli anni Cinquanta di Sophia Loren e del Mambo Italiano


sono nel dna di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che mandano in passerella una collezione mediterranea, sensuale e allegra in cui abiti bustier, culotte e tailleur sono invasi da stampe ortofrutticole, dal classico pizzo in nero e carne e – per finire – da un profluvio di cristalli colorati, richiamanti le luminarie delle feste patronali.




Immagini sfilate: vogue.it

Altre immagini: 1) Louise Brooks, Die Büchse der Pandora di Georg Wilhelm Pabst, Tumblr; 2) Nancy Cunard – Man Ray, Tumblr; 3) Chrysler Building - William Van Alen, Tumblr; 4) Erté, Tumblr; 5) Tumblr; 6) Tumblr; 7) Pablo Picasso - Jacques Henri Lartigue, Tumblr; 8) Apollo e Dafne – Gian Lorenzo Bernini, Tumblr; 9) Brigitte Bardot, Tumblr; 10) The Maids (1976) di Christopher Miles con Glenda Jackson e Susannah York; 11) Tumblr; 12) Frida Kahlo, Tumblr; 13) Sophia Loren, Tumblr
 

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